Page 5 - Chiese e Feste Campestri della Gallura Vol. 3
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Le Chiese campestri sono un aspetto fondamentale della Gallura che in questo si differenzia da tutte le
altre Province Sarde.
Dai primi del '700 il territorio Gallurese è stato profondamente strutturato da una puntiforme presenza di
piccole Chiese che corrispondevano alla sua morfologia socio economica, quella degli Stazzi, ovvero a entità
autosufficienti disperse nel territorio, che non facevano quindi riferimento ad uno specifico insediamento
urbano.
Le Chiese più antiche erano volute e finanziate dagli stessi contadini e dal punto di vista architettonico
riproponevano di pari in pari il modello tipologico delle loro case, ovvero lo stazzo, muri in granito e tetti in
ginepro e canne, unica aggiunta, una croce o un piccolo campaniletto a vela.
Negli anni '30 si aggiunsero molte altre Chiese volute da Papa Pio XI, tutte uguali e vagamente neogotiche.
In anni più recenti molti privati hanno costruito chiesette e cappelle come ex voto, altre sono sorte per
accogliere, nei nuovi villaggi delle zone costiere, i numerosi turisti.
Nel Settecento le Chiese campestri venivano utilizzate dal Clero come luoghi ove far confluire dai territori
circostanti le "decime", ovvero le tasse del 10% del raccolto annuale, che i contadini dovevano alla Chiesa di
Dio.
In altri casi venivano utilizzate dai fuggiaschi come luogo sicuro,"diritto d'asilo", ove mettersi al riparo dalla
Giustizia che li rincorreva, ed ancora furono spesso teatro di solenni riappacificazioni,"le Paci", tra Famiglie,
in lotta da decenni tra loro, alla presenza di Vescovi e Prefetti.
Quasi tutte le Chiese sono sempre aperte tutto l'anno, nonostante i numerosi atti vandalici avvenuti in tempi
recenti, ed almeno una volta l'anno festeggiano un Santo grazie al lavoro della "Suprastantia", ovvero del
Comitato di fedeli che organizza l'evento sia dal punto di vista religioso che materiale, offrendo un pranzo od
una cena se non entrambi ad un vasto pubblico.
Si mantengono, con lungimiranza, le antiche tradizioni ereditate che trovano una larga e gioiosa
partecipazione tra la popolazione di tutte le età.
Per raggruppare il materiale fotografico e partecipare alle feste campestri sono stati necessari più di otto anni.
Con la definizione di "Agro" si intende un bacino di territorio cui fanno grossolanamente riferimento più di
una Chiesa campestre, in quanto la carta geografica Amministrativa gallurese, essendo di tipo "a macchia di
leopardo", non è sovrapponibile a quella Diocesana e ciò rende confusa qualsivoglia catalogazione.
Talvolta accade che i Suprastanti organizzatori dei festeggiamenti di una Chiesa vivano ed arrivino da territori
molto lontani dalla stessa, per i motivi storici più disparati.
Il perimetro del territorio che ho preso in considerazione non corrisponde agli attuali confini amministrativi
della Gallura, ma ad un confine virtuale, o meglio "Galluresofono", ovvero dove si parla il Gallurese anche se
con qualche contaminazione presente.
Questo libro non vuole essere una Guida turistica, nè tantomeno, un saggio di Storia Gallurese ma
semplicemente una radiografia dello stato attuale delle Chiese campestri e dei suoi frequentatori con
particolare attenzione alle fattezze strutturali e architettonico-compositive, nonchè degli accessori quali
acquasantiere, tabernacoli, campane, stendardi, simulacri, confessori, panche e quant'altro, nella speranza,
tramite le foto, di far intuire al lettore la incredibile atmosfera, il silenzio, la serenità e la spiritualità che in
esse si respira, indipendentemente dal proprio credo religioso.
A.G.