Page 5 - Altari Delle Antiche Chiese Campestri Galluresi
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Le Chiese campestri che sono state cèrnite in questo libretto, sono le più
        antiche della Gallura.
        Fanno parte dell'agro di Aggius, Arzachena, Bassacutena, Berchidda, Calangianus,
        Luogosanto, Luras, Monti, Olbia, Oschiri, Padru, Telti, Trinità d'Agultu, e sono state
        costruite, o ricostruite, tra il 1150 e la fine dell'Ottocento.
        All'interno di queste Chiese gli altari hanno vissuto vicende alterne.
        Molti sono stati demoliti e ricostruiti, altri sono bruciati insieme alle Chiese stesse
        e mai più ricostruiti, come quello della Chiesa di Sant'Antoni di Lu Fogu a
        Bortigiadas.
        Non esiste quindi un sicuro parallelo tra la costruzione della Chiesa ed il suo
        altare all'interno.
        Nell'agro di Luogosanto, il più ricco di antiche Chiese, come scrive il Pisciottu,
        sono presenti altari di origine romana e greco-bizantina, cosi come ebraica.
        Questi altari sono i più semplici dal punto di vista compositivo,  costruiti in
        muratura, e più raramente in granito, ed intonacati.
        Alcuni sono, con un fantasioso gusto, semplice ed ingenuo, arricchiti di cornici, o
        sfondi, dipinti con colori elementari, da parte delle maestranze, pastori e
        contadini, e più raramente da Mastri muratori generalmente pisani o lucchesi.
        In agro di Oschiri invece operavano artigiani specializzati nell'uso della trachite
        che operavano nelle fabbriche romaniche del territorio.
        In agro di Calangianus si trovano gli unici due altari dipinti a finto marmo.
        il più imponente è quello della Chiesa di Nostra Signora delle Grazie.
        In tono più dimesso, ma sempre pregevole, c'è l'altare in finto marmo di
        San Sebastiano.
        Altari completamente rivestiti di vero marmo sono solo due, Santa Maria di
        Silonis, in agro di Luras, e Spirito Santo, in agro di Olbia, ma entrambi di fattura
        piuttosto recente.
        Pochi sono i bellissimi altari lignei conservati fino ad oggi intatti.
        Il più imponente è quello con colonne tortili di Nostra Signora di Castro ad Oschiri.
        Sempre in agro di Oschiri l'altare ligneo policromo di San Leonardo Monaco non è
        da meno, corredato da una pala di dipinti bellissimi che si completa con il
        simulacro realizzato sempre in legno.
        Vicino a Viddalba, nella Chiesa di Santu Baignu a Monte, l'altare ligneo del
        Settecento, non ha eguali.
        Purtroppo nei secoli, il tempo che passa, l'incuria, le devastazioni, gli incendi,
        l'umidità, gli agenti atmosferici, le termiti e tanti fattori ancora, hanno reso
        difficile la sopravvivenza e la manutenzione degli altari e delle loro Chiese.
        Peraltro più di questi fattori, quasi inevitabili, un colpo basso e distruttivo, le
        Chiese campestri lo hanno ricevuto dal "fuoco amico", ovvero dal Concilio
        Vaticano II di Papa Paolo VI, la cui nuova Liturgia prevedeva nuovi altari rivolti al
        pubblico. Ottima cosa forse per Cattedrali e Parrocchie di grandi dimensioni ma
        assolutamente improponibile per piccole Chiese campestri, dove si officia forse
        meno di una volta al mese e dove gli spazi sono ridotti. Una vera iattura
        microambientale. Come sempre la mancanza di una sincera, pratica e coerente
        prospettiva progettuale, chiamasi compiacente ottusità, viene a prevalere.
                                     A.G.
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